Olivicoltura 1

Da chiusiaperta.

Conservazione della popolazione degli olivi anche in relazione alla riscoperta dell'autoconsumo e alla differenziazione colturale.


L'olivicoltura durante i secoli '800 (vedi l'olivicoltura nell'800) e '900 (vedi l'olivicoltura nel 900) aveva una funzione di autoconsumo e ridotta in piccole aree del comune. Tuttavia durante gli anni 50-70 a seguito della riforma fondiaria ogni azienda o quota assegnata possiede una quantità di olivi calcolati sull’autoconsumo della famiglia assegnataria. Tali impianti (vedi sequenza fotografica olivicoltura) sono riconoscibili per due motivi particolari il primo è che gli impianti risultano calcolati strettamente sull’autoconsumo e sono costituiti da poche piante per azienda o quota l’altro è che spesso tali piante non risultano ben strutturate e conseguentemente poco produttive in quanto la coltura è stata realizzata su suoli poco adatti o meglio che la coltura ha seguito l’insediamento e non la vocazione del terreno. Dagli anni '70-'80 in poi è la modifica ex ante della superficie che ospita il nuovo impianto ad essere costruita e modellata affinchè l'impianto consenta una più agevole e redditizia coltivazione. Accanto a questi fenomeni che assumono carattere di lungo periodo e sintesi dello sviluppo delle modalità di coltivazione vanno segnalati fenomeni recenti e recentissimi di nuova organizzazione delle colture anche se per ora non preponderanti l'olivicoltura nel piano strutturale . Si segnala infatti lo sviluppo di aziende prevalentemente monocolturali con conseguente perdita di peso delle unità colturali legate all'autoconsumo viste all'inizio di questa trattazione. Spesso si può vedere la sostituzione degli impianto di vigneto con impianti di oliveto in ragione della minor cura necessaria per la seconda coltura. sostanzialmente la comparsa di aziende monocolturali spezza l'impianto prevalentemente promiscuo delle aziende agricole aumentando spesso i livelli di criticità della produzione complessiva in ragione delle oscillazioni del mercato ed esponendo le aziende monocolturali al rischio della impossibilità in tempi ragionevoli di necessarie riconversioni. Oggigiorno la redditività di una piantagione di olivi è notevolmente inferiore ad altre colture anche in relazione alla presenza sul mercato di altri competitori stranieri. ne deriva così una diminuzione degli investimenti nel campo dell'olivicoltura. Per questo motivo potrebbe essere integrata con altre attività agricole al fine di essere promossa e promuovere le altre (vedi la denominazione comunale de.co). La coltura odierna dell'olivo prevede una vita della pianta molto breve questo per massimizzare il livello di produzione e produttività dell'esemplare. solitamente dopo aver superato il limite massimo della vita produttiva circa 10 anni l'olivo viene espiantato e successivamente nè viene impiantato uno nuovo. Queste operazioni di espianto re-impianto sono molto buone per finalità produttive ma negativo per l'ambiente. Inoltre l'impianto di olivi in alcune parti di territorio tende leggermente ad aumentare e a sostituire i seminativi ancor meno redditivi anche perchè consentono di non curare molto la coltivazione. Negli ultimi 2-3 anni alcuni produttori hanno ritenuto necessario costituire un consorzio per tutelare il prodotto scansanese (vedi consorzio olio scansano) .


Verifica del ruolo che possono ancora assumere tali elementi localizzazione e autoconsumo o presa d’atto della memoria storica che questi rappresentano in relazione alle vicende dell’insediamento e della autosufficienza della famiglia colonica. Studio di nuovi criteri di coltivazione anche in relazione alle altre attività agricole.


uso del suolo/scansione fondiaria

idrogeologia e ruscellamento

olivicoltura 2

viticoltura

pratoni d'altura

pascoli ridotti a seminativi


L'olivicoltura nell'800

- Biagioli Giuliana, L'agricoltura e la popolazione in Toscana all'inizio dell'ottocento, Pacini editore, 1975

- Ceriola Matteo, Fondo Francesco Vajori - Catalogo generale, comune di Scansano - archivio storico

- Zuccagni-Orlandini Attilio, Indicatore topografico della Toscana granducale, Giuseppe Polverino editore, 1856

Infatti nell' 800 le aree dedite alla coltivazione degli olivi erano nella sola valle dell'Albegna come documentato da G.Biagioli nel suo testo L'agricoltura e la popolazione in Toscana all'inizio dell'ottocento (vedi File:Biagioli - descrizione area.pdf). Nello stesso testo sono presenti anche dati relativi alle superfici occupate da tali colture però esse sono associate alla viticoltura (vedi File:Biagioli - ripartizione delle colture.pdf File:Biagioli - ripartizione colture nelle sottoaree.pdf). Le stesse associazioni sono fatte precedentemente da Zuccagni-Orlandini nel suo testo Indicatore topografico della Toscana granducale (vedi File:Zuccagni-orlandini - scansano.pdf). Tuttavia tali aree erano in percentuale irrisoria rispetto alle altre aree toscane (vedi File:Biagioli - cartina olivato vitato.pdf); era talmente irrisoria da non permettere un sostentamento costante della comunità locale che era costretta anche a comprare l'olio dalle comuni di Magliano, Cinigiano, Arcidosso e Montalcino (vedi File:Ceriola - catalogo generale par.3.pdf). A parte vanno considerati invece quegli impianti di oliveto appartenenti ad aziende storiche che seguono comunque il criterio insediativo con l’attenzione di essere stati collocati nelle aree maggiormente vocate della superficie aziendale.

L'olivicoltura nel 900

- Pazzagli Carlo, Per la storia dell'agricoltura toscana nei secoli xix e xx - Dal catasto particellare lorenese al catasto agrario del 1929, Fondazione Luigi Einaudi, 1979

Tuttavia dal libro di Carlo Pazzagli Per la storia dell'agricoltura toscana nei secoli xix e xx - Dal catasto particellare lorenese al catasto agrario del 1929 si può notare come l'olivicoltura già nel 1929 fosse una pratica agricola staccata dal resto delle colture una delle principali caratteristiche dell'autoconsumo è la promiscuità delle colture; infatti una bassissima percentuale di altre colture il 25 circa condividevano l'area agricola dell'olivo. Essi nella provincia di Grosseto erano già o stavano diventando colture indipendenti dalle altre; probabilmente già monocolture in alcuni territori almeno in quelli più adatti o adattabili (vedi File:Pazzagli - viticoltura e olivicoltura.pdf File:Pazzagli - colture intercalari e produttività.pdf). Nello stralcio precedente inoltre è presente la sbalorditiva percentuale d'incremento della superficie coltivata ad olivo fra il 1830 e 1929 218. In alcuni contesti tende quindi a prendere forma una diversa articolazione delle superfici olivate che si può visualizzare in base a due esempi emblematici. Da una parte si specializzano le colture da autoconsumo e integrazione al reddito che occupano settori specializzati limitrofi ai centri abitati; qui le particelle ottenute per affitto prolungato o enfiteusi tendono a subire una intensificazione agronomica per impianto di colture specializzate spesso vite e olivo dove la vite e l'olivo da elementi promiscui tendono a separarsi fino ad occupare porzioni separate della stessa particella di solito di estensione inferiore all'ettaro di terreno. Dall'altra le aziende che si ristrutturano in base alla legge sulla bonifica integrale 1928 e si organizzano per mezzadria contrattualizzata arrivano al raggiungimento di una certa complessità organizzativa con ovvi riflessi paesistici sul finire del secondo dopoguerra; qui la separazione tra gli spazi organizzati a vite ed olivo avviene sulla base della potenzialità di conduzione delle colture da parte della famiglia mezzadrile con una attenzione particolare alla localizzazione delle colture specializzate in ambiti consoni alla loro coltivazione. Si perde di fatto all'interno della azienda mezzadrile quel rapporto di prossimità tra colture che abbisognano di cura costante e il centro aziendale. In realtà spesso le colture di vite e olivo tendono ad occupare gli spazi meno produttivi e più ricchi di pietrame che in base ad una cura costante vengono progressivamente bonificati. in sostanza le colture legnose oltre che specializzarsi vengono separate da quelle aree destinabili alle colture cerealicole e all'allevamento in rotazione binaria. generalmente nel sistema mezzadrile delle colline scansanesi dove le aziende risultano avere una superficie totale che oscilla dai 20 ai 40 ettari le aree destinate a vite e olivo non superano mai il 5-10 della superficie totale. Tale situazione regge fino al completamento della riforma fondiaria e alla completa dismissione del sistema mezzadrile basti pensare che nel secondo dopoguerra circa l'80 della popolazione agricola era contrattualizzata con forme mezzadrili quando in sostanza molte unità poderali mezzadrili passano attraverso la concessione di mutui quarantennali e contemporaneamente alla nascita del sistema agricolo cooperativo a nuovi proprietari spesso ex mezzadri o altre figure sociali. Si ha qui per la prima volta la nascita di una azienda diretto coltivatrice che si confronta direttamente con il mercato e specializza le colture non solo in base a criteri autoconsumistici ma in base alle potenzialità imprenditoriali personali o anche indotte dallo sviluppo del sistema cooperativo. cominciano le operazioni fondiarie di una certa portata per livellare e spietrare a monte la superficie che ospita il nuovo impianto spesso con movimenti di terreno non indifferenti che saranno poi ripresi nella seconda e attuale stagione di intensificazione colturale associabile alla metà degli anni '90. Tali due ultime fasi danno una precisa connotazione paesaggistica e strutturale al paesaggio con ovvi riflessi sociologici. Si è visto infatti che tutto il primo cinquantennio del novecento e buona parte dei due decenni successivi hanno visto l'affermazione di nuovi impianti di oliveto attraverso fenomeni di adattamento delle colture alla struttura del suolo esistente.

L'olivicoltura nel piano strutturale

- comune di Scansano, Piano strutturale

Nella tavola sistemi territoriali vengono segnalate le aree coltivate ad oliveto dell'intero comune di Scansano (vedi ps adottato - tavola 2a). Esse vengono anche individuate ad una scala inferiore (vedi File:Ps adottato - tavola 2a.1.pdf File:Ps adottato - tavola 2a.2.pdf File:Ps adottato - tavola 2a.3.pdf File:Ps adottato - tavola 2a.4.pdf File:Ps adottato - tavola 2a.5.pdf).

Il territorio di Scansano nel PTC

- provincia di Grosseto, Piano territoriale di coordinamento, aprile 2009

Il nuovo piano territoriale di coordinamento della provincia di Grosseto adottato nel aprile 2009 redige per la zona di Scansano 3 schede di sintesi descrittiva e progettuale le schede relative alle u.m.t. unità morfologiche territoriali r8u800u82e1u800 le colline di Scansano r8u800u82e2u800 crinali di Murci e Poggio Ferro e r10u800u82e1u800 alta valle dell'Albegna (vedi File:Schede ptc.pdf).

L'olivicoltura nel comune di Manciano

- comune di Manciano, Relazione - quadro conoscitivo, ottobre 2008

Analogamente al territorio di Scansano anche in quello di Manciano si è sviluppata nel tempo una numerosa attività olicolturale che in precedenza era molto più limitata. Tuttavia tale fenomeno di implementazione negli ultimissimi anni si sta andando a placare a causa dell'intervento di nuovi paesi nel mercato mondiale. Il piano strutturale analizza tale fenomeno. Tale analisi (vedi File:Tavola 8a manciano.jpg) può essere valevole anche per il caso scansanese (vedi File:Relazione manciano.pdf).

La denominazione comunale de.co.

Il comune di Scansano riconosce l'importanza di dover tutelare e valorizzare alcune attività agroalimentari tradizionali e locali. Al fine di perseguire questo scopo è stato deciso di deliberare un provvedimento che istituisse la denominazione comunale de.co. . Questo strumento di marketing territoriale verrà riconosciuto ad alcuni prodotti locali. tali prodotti saranno inseriti all'interno di particolari elenchi comunali (vedi File:Regolamento deco.pdf File:Delibera deco.pdf).

Consorzio olio Scansano

E’ stato costituito in data 30 novembre 2006 su iniziativa di un gruppo di 12 produttori di olio extravergine di scansano [1] che hanno ravvisato la necessità di unirsi in una istituzione senza scopo di lucro per valorizzare proteggere la tipicità e la qualità del prodotto di questo territorio in analogia a quanto realizzato per il vino. L’area geografica è stata delimitata con gli stessi confini del territorio del vino Morellino di Scansano. L’olio risponde delle regole dettate dal consorzio di tutela dell’olio i.g.p. toscano con l’aggiunta di restrizioni previste dal disciplinare del consorzio medesimo a maggiore garanzia e tutela del controllo della provenienza e qualità del prodotto. Gli scopi del consorzio sono - valorizzare e promuovere la diffusione dell’olio extravergine tipico del territorio - disciplinare controllare e tutelare l’uso del marchio - attuare iniziative comuni atte al raggiungimento dell’obiettivo di valorizzazione e diffusione del prodotto.


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